Paola Catapano da Ginevra all’Antartide
La giornalista e ricercatrice scientifica ha incontrato studenti, docenti e genitori dell’I.C. “Manzoni-Radice” di Lucera
Dall’analisi della calotta glaciale in Antartide alla fisica delle particelle del CERN. Il filo conduttore è la ricerca scientifica e la voglia di divulgarla, smitizzando la figura dello studioso “nerd”, avulso dalla realtà. E dire che lei non è una scienziata.
Paola Catapano è la responsabile della comunicazione multimediale al CERN di Ginevra dove lavora dal 1990 e dove ha iniziato come assistente dell’allora direttore generale, il premio Nobel Carlo Rubbia. Parla sei lingue ed è giornalista scientifica freelance: per un mese all’anno si stacca da Ginevra e raggiunge posti estremi della Terra, dove si svolgono ricerche scientifiche internazionali all’avanguardia. Collabora, inoltre, con diverse testate ed emittenti nazionali quali Newton, Focus, Tuttoscienze, RaiEducational, Explora, La storia siamo noi, La TV delle Scienze, Geo, Alle falde del Kilimangiaro, LA7.
Per un paio d’ore ha incantato, con video e racconti, studenti, docenti e genitori dell’I.C.”Manzoni-Radice” di Lucera.
Per Paola Catapano la ricerca è “un’avventura umana e intellettuale straordinaria” , “la scienza è democratica”, riguarda tutta la collettività e ha a che fare con la nostra vita di tutti i giorni. La sfida più grande che ha affrontato? Seguire, nel 2006, la spedizione italiana in Antartide. Alla base italo-francese Concordia, in inverno, si può arrivare a 80 gradi sotto zero e l’altitudine percepita è di oltre 4mila metri. Ci sono solo gli scienziati, non più di 50, di astrofisica, sismologia, climatologia e paleoclimatologia. Ha raccontato, inoltre, della torre per lo studio dei cambiamenti climatici, nel 2014, nelle isole Svalbard, nel mar glaciale Artico, tra gli orsi polari. L’anno dopo, con il progetto Alma, il più grande radiotelescopio terrestre, ha partecipato alla spedizione nel deserto di Atacama, in Cile. Per scoprire, tra l’altro, che alle origini di queste strutture c’è sempre il contributo di italiani. Ma il viaggio intellettualmente più stimolante rimane quello quotidiano al CERN, dove il large hadron collider, il più grande acceleratore di particelle, cerca di riprodurre il momento del big bang: l’esperimento estremo, dal punto di vista tecnologico e umano, a cui lavorano scienziati da tutto il mondo, superando barriere geo-politiche, religiose, culturali. Lei contribuisce a farlo conoscere perché “se fare scienza è fondamentale, comunicarlo lo è altrettanto”.
Ancora un’opportunità culturalmente qualificante che il nostro Istituto non si è lasciata sfuggire